15/01/2020

Perché nel calcio si assiste a un incedibile numero di rotture di legamento crociato anteriore

di Emilio Troiano
Indice

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Quando si assiste all’interno di una normale partita di calcio ad un infortunio di un giovane calciatore nel pieno della sua forza ed in perfetta salute, e l’infortunio ha una gravità tale da fargli terminare il campionato in corso, ad appena metà delle stesso, oltre al grande dispiacere per il ragazzo, nascono spontanee alcune riflessioni. Specie se poi all’interno della stessa partita di calcio, di rotture di legamento crociato anteriore ce ne sono addirittura due, di due calciatori ventenni, al massimo del proprio rendimento fisico e tecnico, e senza alcun precedente di lesione alle ginocchia.
Mi riferisco a quello che è successo ai due calciatori professionisti del Campionato di Serie A Italiano, Merih Demiral (difensore ventunenne della Juventus e della Nazionale Turca) e Nicolò Zaniolo (centrocampista ventenne della Roma e della Nazionale Italiana) durante la partita Roma-Juventus del 12 Gennaio 2020.

I legamenti: cosa sono, quale è la loro funzione e perché subiscono lesioni e rotture

I legamenti sono strutture fondamentali delle articolazioni, che hanno la funzione di stabilizzarle in maniera passiva, senza il controllo diretto del Sistema Nervoso Centrale.
La stessa funzione è garantita dai muscoli stabilizzatori e motori, che però la esercitano in maniera attiva sotto il controllo diretto del Sistema Nervoso Centrale.
Quando i muscoli pluri-articolari sono corti oppure deboli, nel momento in cui sono chiamati in causa per stabilizzare l’articolazione (per quanto riguarda le ginocchia, durante i cambi di direzione che coinvolgono le rotazioni e le torsioni), non riescono a soddisfare questa richiesta di forza in stabilità, e allora subentrano i legamenti che per loro natura non hanno la stessa forza e la stessa capacità di controllo volontario da parte dell’atleta, e allora tengono all’inizio ma poi cedono attraverso la rottura delle proprie fibre.
Questo non è altro che un semplice processo fisiologico del corpo umano, che avviene quando l’atleta non è sufficientemente preparato a livello fisico-atletico. Nulla più!

Quello che invece “passa” attraverso i mezzi di comunicazione, quotidiani sportivi, servizi televisivi, social ecc, è “Maledizione”, “Sfortuna”, e tutta una serie di scusanti che oltre a depistare le reali cause che sono alla base di queste “tragedie sportive”, finiscono anche col fornire tutta una serie di alibi agli addetti ai lavori (il campo, l’umidità, i troppi impegni, ecc).
E già, perché se parliamo di infortuni da trauma indiretto e da stress/sovraccarico, come è nel caso dei due calciatori in questione, le cause devono essere ricercate nella scarsa capacità dei calciatori di eseguire in maniera ottimale determinati movimenti in campo, quelli che gli hanno causato la torsione incontrollata del ginocchio al punto da provocargli la rottura del legamento crociato anteriore!

I due infortuni da trauma indiretto

Ma vediamo nello specifico i due casi. Zaniolo corre, decelera, stoppa la corsa e cambia direzione. Il contatto fisico avviene dopo il cambio di direzione, ma la smorfia e le urla di dolore avvengono un attimo prima del contatto fisico, cosa che vuol dire che dopo aver decelerato, quando si sposta la palla per evitare che la prendesse l’avversario che gli veniva contro, mentre effettua il cambio di direzione verso sinistra, sente già il “crack”. Il contatto dell’avversario, che rientra tra i normali contrasti di gioco, è minimo e comunque successivo al trauma. Cosa vuol dire questo? Che non è da ascriversi ad infortunio da trauma diretto, quelli che vengono catalogati nella categoria “Maledizione/Sfortuna/Inevitabile”.

Ma questa incidenza del trauma indiretto è ancora più evidente nella dinamica dell’infortunio di Demiral, che a seguito di uno stacco nell’area avversaria per andare a colpire di testa, dopo un normale contrasto aereo con un giocatore avversario, come ce ne sono centinaia nel corso di una partita di calcio, quando riporta i piedi a terra avverte il dolore da lesione al ginocchio. Vogliamo metterci la velocità dell’azione, il peso del calciatore in fase di atterraggio da un salto importante, lo sbilanciamento dato dal contrasto con l’avversario, ma “signori miei”, questo è quello per cui un calciatore professionista, specie se è di Serie A, deve essere preparato, perché non fa altro che rientrare in quelli che sono gli schemi motori specifici di questo sport e delle sue richieste specifiche in campo. Nulla di più!
Come un calciatore deve poter correre, decelerare e cambiare direzione senza avere l’incubo di rompersi un crociato anteriore, così deve poter staccare di testa ed atterrare senza il terrore di doversi operare al ginocchio!

Ma allora perché questi calciatori sono così esposti a questi traumi? Sono fatti di cristallo?
Tutt’altro, ci riferiamo tra l’altro a due calciatori che fanno della prestanza fisica la loro caratteristica fondamentale, che accompagnata alla loro grinta e temperamento ne descrivono due calciatori moderni di quantità e qualità. Poi, non dimentichiamoci che stiamo parlando di due ventenni nel pieno della loro forma fisica e di rendimento tecnico nel corso della stagione. Nulla insomma che potesse far presagire un tale esito “funesto” nel corso della partita di calcio serale.

Ho già trattato nel dettaglio come dovrebbe essere strutturata una preparazione fisica nel calcio, in modo da prevenire infortuni, in un altro articolo del 19 luglio 2019, quando le squadre di Serie A iniziavano la preparazione del pre-campionato, riscontrando già i primi infortuni muscolari e legamentosi. Se vuoi approfondire l’argomento, vai su questa pagina.

In questo articolo voglio soffermarmi piuttosto su cosa dovrebbero fare i calciatori in fase di recupero post-intervento nelle due fasi di riabilitazione e riatletizzazione.
Normalmente la prassi prevede il lavoro fisioterapico sul ginocchio fino al pieno recupero del neo-legamento e successivamente una fase di reinserimento graduale nei meccanismi di movimento specifici del calciatore in base alle sue caratteristiche tecniche di ruolo in campo.

Che tipo di lavoro dovrebbe fare il calciatore per arrivare al pieno recupero post-intervento?

In sostanza, quello che avrebbe dovuto fare per evitare di arrivare a subire un infortunio di tale entità, lo deve iniziare a fare dopo che “il danno è stato fatto”, con l’obiettivo di non ritornare ad avere lo stesso infortunio. Le recidive infatti sono molto frequenti in questi casi e sono da ascriversi ad uno scarso o troppo frettoloso recupero in fase di riabilitazione del calciatore.

Nell’ordine, questi i parametri da assicurare all’atleta prima di rimetterlo in campo nell’esecuzione degli schemi ad alta intensità tipici di uno sport di squadra situazionale come il calcio:
1) ripristino di un corretto assetto posturale dell’intero corpo, tale da non creare squilibri di baricentro corporeo dell’atleta durante qualsiasi gesto, cosa che porterebbe a sovraccaricare ulteriormente le ginocchia come fulcro di compenso anteriore;
2) ripristino della Mobilità Articolare delle anche, fulcro motorio fondamentale da cui dipendono gli arti inferiori e di conseguenza le ginocchia;
3) ripristino della Mobilità Articolare delle caviglie, articolazioni che devono assistere costantemente le ginocchia nell’assorbire gli impatti col suolo durante qualsiasi movimento del calciatore in partita;
4) costruzione della Stabilizzazione articolare delle ginocchia, intesa come capacità di utilizzo di gruppi funzionali di muscoli pluri-articolari, gli unici in grado di stabilizzare le ginocchia verso l’alto (come ponte col bacino) e verso il basso (come ponte con le caviglie);
5) sviluppo della forza in tutta la sua lunghezza (per cui in particolare in eccentrica) da parte dei muscoli delle catene posteriore (ischiocrurali e tricipite surale), mediale (adduttori) e laterale (tensore della fascia lata), che saranno coinvolti nella stabilizzazione diretta delle ginocchia;
6) condizionamento delle capacità propriocettive e coordinative (generali, specifiche e speciali) nell’esecuzione dei movimenti multi-planari ed in particolare sul piano trasverso, quello strettamente responsabile delle lesioni articolari durante le torsioni e rotazioni;
7) sviluppo dei livelli di forza globale del corpo in maniera “reale” e proporzionata alla stazza e alle capacità fisiche di un calciatore di 20 anni che poi deve essere sottoposto a oltre 90 minuti di continui movimenti ad alta intensità, per ogni partita del campionato!

Cosa aspettarci dal futuro?

Riguardo ai due calciatori appena operati, avranno tutto il tempo per poterci lavorare, in quanto oramai la loro stagione agonistica è bella che terminata, e potranno dedicarsi a quella che sarà la loro rincorsa ai propri sogni, specie con un Campionato Europeo che li aspetta nel quale hanno tutte le carte in regola per giocarlo da protagonisti, a patto però che il recupero segua tutte le tappe senza forzature ed errori di valutazione…

L’augurio più grande che mi sento di fare è che il mondo del calcio si renda conto di quanto la Preparazione Atletica “reale ed intelligente”, rivesta un ruolo determinante nel futuro dei calciatori e delle società sportive, che troppo spesso vede carriere di talenti compromesse da infortuni perfettamente evitabili, e società di calcio pagarne le conseguenze a livello economico in quanto non possono ottimizzare gli investimenti fatti per determinati tesserati, continuamente vittime di impedimenti fisici.
Perché ripeto, gli infortuni da trauma indiretto e da stress/sovraccarico possono e devono essere evitati attraverso un lavoro serio e completo di preparazione fisica!

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