09/01/2020

Dalle origini ai giorni nostri: come nasce la WTA, cosa significa farne parte e quale è la missione dei WTA Trainers!

di Emilio Troiano
Indice

Lo sport alle mie origini

Ho sempre pensato che fosse necessario che un Istruttore Fisico che lavora con la salute e i sogni (obiettivi) delle persone, dovesse avere due caratteristiche:
1) amare questa professione vivendola come una missione;
2) essere in grado di poter aiutare chiunque, a prescindere dal livello di partenza e dal proprio obiettivo specifico.

Fin da ragazzo sono stato sempre molto riflessivo, cosa che faceva di me un attento osservatore.
Il mondo dello sport mi ha sempre attirato particolarmente. Calcio, Arti Marziali, la fatica fisica in generale mi piaceva sia durante che dopo, per quella sensazione di energia che ti dava. L’attesa del prossimo allenamento, quella ricerca di una continua sfida con se stessi, era come se sapessi di avere una grande forza dentro di me, che voleva uscir fuori, ma non sapevo come fare, né il perché. L’unica cosa certa era che ad ogni allenamento avevo lo scopo di liberarne sempre un po di più, di questo fuoco che portavo dentro. La fatica era sempre ripagata non solo dopo, ma anche durante la stessa. Amavo il dolore fisico dello sforzo, ne amavo la sensazione di gratificazione del dopo, e ne amavo l’attesa del prossimo allenamento!

Ma se i miei coetanei, alla domanda “cosa vuoi fare da grande” avevano tutti una risposta, io ero l’unico che non ci pensava e nel momento in cui qualcuno me lo chiedeva, realmente non vedevo nulla di definito. Nonostante questa mia grande passione per lo sport, non immaginavo minimamente che nel mio futuro ci sarebbe stato proprio questo, un ruolo attivo nella divulgazione di un mio pensiero di concepire e fare attività fisico-sportiva!
In tutti gli sport che ho praticato, da persona riflessiva ed attento osservatore quale ero, ho sempre cercato dei modelli di riferimento a cui ispirarmi, qualcuno che mi aiutasse a crescere coi suoi consigli, a migliorarmi.
Una Guida che mi fornisse quegli strumenti che mi servivano per esplorare al meglio il mio potenziale fisico, una guida che desse spiegazione a quel fuoco che avevo dentro e che mi aiutasse ad esprimerlo al meglio!
Non era semplice trovare modelli reali di riferimento ai tempi della mia adolescenza. I miei allenamenti erano ispirati ai film del tempo e alle continue sfide coi ragazzini del vicinato. L’unico obiettivo era dare tutto e vincere ogni sfida, ma più per la voglia di vedere dove potevo arrivare, che per la soddisfazione di battere qualcuno. Non ho mai vissuto lo sport e l’allenamento come un mezzo per ottenere benefici fisici, non era il corpo il mio obiettivo, sentivo che c’era molto di più che mi spingeva, era quel fuoco che avevo dentro, a cui non sapevo dare un nome, né una spiegazione, sapevo solo che c’era, che ardeva forte e che mi faceva stare bene!
Non ho mai pensato di fare sport ed allenarmi per ottenere dei risultati fisici, estetici o per vincere un trofeo. E’ chiaro che volessi vincere ogni sfida sportiva a cui prendevo parte, ma era perché mi permetteva di capire ogni volta sempre un po di più di cosa volessi da me stesso.

La mia vita, un continuo mettersi alla prova

Non ho mai avuto una vita per così dire “semplice”, tutt’altro. Diciamo che è stato un continuo essere messi alla prova. Ma queste sfide quotidiane le ho sempre vissute come una grande fortuna, perché mi permettevano di mettermi in gioco continuamente e di conoscermi sempre di più! Diciamo che la famosa “confort zone” non ho avuto mai la fortuna di conoscerla, ma d’altra parte col senno di poi, è stata proprio questa la mia più grande fortuna: “quando nasci e cresci nelle tenebre, se hai quel fuoco dentro, ogni giorno ne vieni forgiato sempre più forte!”
Per me lo sport non poteva essere vissuto diversamente da ogni altra cosa che riguardava la mia vita, dallo studio, alle amicizie, fino ad arrivare alla famiglia. Sentivo di avere uno scopo nella vita, non sapevo quale fosse, né perché, ma non mi vedevo da grande in nulla di definito, sentivo di avere qualcosa dentro che diventava sempre più forte ad ogni superamento di sfida che la vita mi metteva di fronte ogni giorno. Superarle era oramai diventato il mio unico scopo tangibile nell’immediato, anche se sapevo che c’era un fine per tutto questo. E’ come se sai che sei all’interno di un film già scritto, di cui tu sei il protagonista, ma che non sai dove ti porterà, non ne conosci il finale, sai solo che giorno dopo giorno, sfida dopo sfida, ti senti sempre più forte e pronto per il giorno in cui scoprirai quale è il tuo scopo, il perché sei nato Guerriero e non solo hai dovuto affrontare continue battaglie, ma che questa voglia di combattere ti spinge addirittura a cercartele le sfide, vivendo in una guerra continua.
Questo può sembrare difficile e pericoloso, ma non per me, lo sentivo il mio habitat naturale, quello che più mi permetteva di conoscere le mie potenzialità e che mi spingeva ogni volta sempre più avanti, verso il finale del film. Ad ogni sfida affrontata e superata, puntuale ne arrivava un’altra, e poi un’altra ancora. Non ho mai gioito per una vittoria, perché ho sempre dovuto tenere la guardia alta per affrontare la successiva battaglia. Al superarne una ero già mentalmente sulla prossima. Ma questo non mi ha mai disturbato. Non ho mai vissuto questo come uno stress, o una sfortuna, perché sapevo di essere pronto, nulla poteva fermarmi. Ad ogni sfida vinta mi sentivo sempre più forte, e se per un periodo non ne capitavano altre, me le andavo addirittura a cercare. Dall’esterno può sembrare una vita infelice, ma vi assicuro che era tutto quello che ho sempre voluto fare. Quello che gli altri vedevano come fatica e sofferenza, per me era fonte di motivazione per crescere sempre di più!

Ogni sfida, una nuova possibilità di crescita!

E una prima riprova di quanto questo essere diventato Guerriero fosse stato per me determinante, l’ho avuta quando meno me lo aspettassi. Correva l’anno 1998, all’età di 19 anni compiuti da poco, mi ero diplomato al Liceo Scientifico e avevo finalmente trovato anche un lavoro stabile da qualche mese. Sembrava che tutto filasse liscio, e invece no, la sorpresa era dietro l’angolo. Ricordo come quella giornata nevicasse così forte che seppure fossimo partiti per il lavoro, a metà giornata tornammo indietro per evitare che la praticabilità delle strade peggiorasse al punto da compromettere il rientro a casa. Ero stanco e affamato e appena rientrato a casa, dopo aver sbranato il pasto in velocità, sono crollato sul divano. Quando mi sveglio era ormai tarda serata, trovo una lettera sigillata vicino al cuscino, me l’aveva lasciata mia madre che evidentemente vedendomi distrutto, non voleva svegliarmi, ma che preoccupandosi di una lettera strana a me indirizzata (credo sia stata la prima lettera che ricevessi), non voleva che perdessi tempo nel leggerla. Come succedeva a quasi tutti i miei coetanei, era arrivata la cartolina dell’Esercito, dovevo presentarmi dopo una settimana presso la caserma della città più vicina a dove vivevo (Potenza in Basilicata), per prestare il servizio militare di leva obbligatorio per la durata di un anno.
Seppur dispiaciuto di dover lasciare il posto di lavoro tanto ambito e ricercato, dopo soli due mesi dall’averlo ottenuto, in realtà quel fuoco che portavo dentro da sempre, mi spingeva ad affrontare a viso aperto questa ennesima sfida e dopo sole due settimane dall’inizio del servizio militare, quelle necessarie ad effettuare il giuramento solenne, mi segnalai come volontario per firmare per tre anni nel corpo dei Paracadutisti, quelli che mi erano stati presentati come il corpo più difficile dove “fare il militare”!
Era proprio quello che cercavo, e fu così che iniziarono quelli che posso dire siano stati a tutti gli effetti gli anni più belli della mia vita, dove ogni giorno è stata una incredibile scuola per quello che volevo essere, un Guerriero pronto ad affrontare ogni sfida della vita!


Avevo trovato la mia casa, avevo trovato la mia Famiglia! Tutto aveva un senso, respiravo ogni giorno l’aria che mi faceva bene… e che dire degli allenamenti con i miei Fratelli, be quelli erano impagabili. Ore di “devastazione fisica senza sosta” tra trazioni alla sbarra, parallele, push up e addominali in tutte le salse conditi da chilometri di corsa tra le salite e discese delle colline toscane, ripagati da abbuffate nella mensa di Reggimento, per essere pronti il giorno dopo a fare sempre un po meglio del giorno appena trascorso…
Ma, dopo tre anni mi viene presentata una nuova sfida, che non volevo prendere in minima considerazione in quanto voleva dire, perdere i miei amici, allontanandomi dalla mia casa: il concorso per Allievi Marescialli dell’Esercito. Un concorso durissimo da passare, con migliaia di domande di partecipazione a fronte di soli 350 posti disponibili. Tra le selezioni, le prove fisiche che, abituato agli allenamento che facevo ogni giorno nella Folgore, mi sembravano una barzelletta, test di cultura generale e prove di “stabilità mentale” con vari psicologi. Decisi di provarlo solo perché altri miei “Fratelli” lo facevano e per non “abbandonarli”, li seguii. Eravamo una quindicina della Compagnia a cui appartenevo, ci presentammo in quel di Foligno (in Umbria) per sostenere le prove del Concorso. Massimo dei voti nelle prove fisiche, arriva il test di cultura generale che mi risulta talmente semplice da sembrarmi strano (in realtà erano i miei 5 anni di Liceo Scientifico ad aiutarmi), arrivano i colloqui e i test con gli psicologi. Domande strane a cui cercavo di dare risposte logiche (e vi giuro che per alcune, era veramente difficile trovarne una..).
Rientriamo tutti alla base, per me era stata una bella “scampagnata tra fratelli”, molti di loro invece erano veramente presi da questa storia del concorso. Passano alcune settimane e dopo l’adunata pomeridiana, mi convoca il Comandante di Compagnia nel suo ufficio. Non era mai successo in tre anni di servizio nella Folgore, pensavo subito fosse qualcosa di grave che riguardasse la mia famiglia in Basilicata. Invece no, erano arrivati i risultati del concorso Allievo Marescialli e l’unico della caserma ad averlo passato ero io. In quel momento una doccia gelata mi pervase ogni millimetro del corpo. Non esisteva una cosa del genere, non volevo assolutamente lasciare il mio ambiente, quello dove finalmente dopo tanti anni mi sentivo di potermi esprimere per quello che ero. Chiesi subito al Capitano se potevo rifiutare di presentarmi al Corso Marescialli e lui mi disse che ero un pazzo incosciente, che tutti gli altri soldati di truppa della caserma avrebbero fatto carte false per essere al mio posto, e che non dovevo assolutamente fare una “cazzata” di quel tipo! Ma che se non mi volevo presentare al Corso, dovevo comunicarglielo e poi sarei rimasto li, in Brigata. Era venerdì pomeriggio, mi diede il week-end di tempo, lunedì avrei dovuto comunicargli la mia decisione.
Ricordo furono i due giorni più sofferti della mia vita fino ad allora. Dovevo scegliere se continuare nel mio ambiente ideale o rimettermi in gioco ripartendo da zero. E sapete cosa scelsi? Esattamente, il fuoco che portavo dentro, decise per me, mi presentai al Corso Allievi Marescialli a Viterbo, un corso che sarebbe durato tre lunghi anni di studi universitari, materie militari e intensi allenamenti fisici, il tutto conditi da zero vita sociale fuori dalla Caserma. Questo fu soprattutto per il primo anno, ma in realtà, per quello che mi avevano descritto, non era poi così male. Passare le giornate ad allenarmi, studiare e addestrarmi alla guerra. Quello che la maggior parte dei miei commilitoni chiamavano Inferno, per me era Villeggiatura a 5 stelle! Ogni giorno che passava ero sempre più entusiasta di questo nuovo percorso e non vedevo l’ora di portarlo al termine per tornare nella mia amata Brigata Folgore, con nuove prospettive e responsabilità, quali i gradi da Maresciallo mi avrebbero dato. E invece il giorno delle assegnazioni ai reparti, i pochi posti per la Brigata Folgore erano stati polverizzati, e a me non rimaneva che quella che allora ritenevo una soluzione di ripiego, il Reparto Guastatori di Udine. Ma smaltita la delusione mi gettai subito con determinazione nel nuovo ruolo, con l’impeto di chi è pronto ad accettare ogni sfida! Furono 4 anni di grandi responsabilità e gratificazioni come Comandante di Plotone, a capo di un gruppo di 50 ragazzi e ragazze che ho potuto forgiare a mia immagine e somiglianza, fino all’apice di poterli condurre nei 4 mesi di missione in Iraq nel 2004.


Ma fu proprio al rientro che dopo pochi mesi, ero già alla ricerca di qualcos’altro. Quel fuoco che portavo dentro, anziché affievolirsi, spingeva sempre di più, fu così che tentai il concorso per Ufficiale dell’Esercito. Ricordo passai tutta l’estate del 2006 sui libri di materie militari, per studiare in dettaglio ogni bullone di ogni mezzo dell’Esercito, ogni ingranaggio di ogni arma, e ogni schieramento di ogni reparto della Forza Armata, e quando tornai in quel di Foligno per sottopormi alle prove del concorso, questa volta lo trovai veramente molto difficile (rispetto a quello di qualche anno prima da Allievo Maresciallo), ma nonostante i pochissimi posti a disposizione (120) a fronte delle migliaia di partecipanti al concorso, riuscii a superare anche quello che per me sembrava lo step conclusivo di una straordinaria corsa a tappe. La carriera militare per me che era partita da semplice militare di leva e ora era arrivata all’apice! Finalmente potevo aver trovato la risposta alla famosa domanda che tutti ti fanno quando sei piccolo, cosa vuoi fare da grande? Volevo fare l’Ufficiale dell’Esercito Italiano e provare a rientrare nella Brigata Folgore, per farlo da Paracadutista. E invece anche questa volta, mi andò male, dopo aver superato il Corso RS (Ufficiali Ruolo Speciale), per carenza di fondi destinati ai trasferimenti (che la Forza Armata avrebbe dovuto pagare a chi veniva trasferito di sede), dovetti “accontentarmi” di rimanere in servizio presso il Reparto Guastatori di Udine. Ma smaltita la delusione, ripresi a pieno regime anche questa nuova sfida, ripartire come giovane Ufficiale, nel reparto dove fino a pochi mesi prima ero un affermato Maresciallo. Se per alcuni aspetti poteva essere difficile farsi apprezzare in una ambiente dove tutti ti conoscono come una figura con responsabilità diverse, in realtà per me è stato estremamente semplice, soprattutto in virtù dei rapporti costruiti in precedenza con tutti i colleghi e subordinati. Meno con alcuni superiori, che mi vedevano come un Ufficiale un po troppo intraprendente, che forse rompeva troppo alcuni equilibri a certi livelli, così che quel fuoco che portavo dentro, anziché aver modo di esprimersi a livelli ancora più alti, era impegnato ogni giorno a combattere la mediocrità di taluni che anziché apprezzare e impiegare al meglio l’intraprendenza che avevo, non perdeva occasione per ostacolarla. Quando combatti per qualcosa in cui credi, accetti di buon grado la fatica che ne provoca, ma quando ti accorgi che stai combattendo la battaglia sbagliata, diventa il momento che smetti di lottare e decidi di concentrare le tue energie altrove! Fu così dopo 20 anni di carriera militare che mi aveva visto partire da militare di leva ed arrivare a scalare ogni step fino a raggiungere la vetta, che decisi di lasciare quella che era stata la mia unica casa e la mia unica ragione di lotta. Non era più quella la battaglia che volevo combattere, ma era maturata nel frattempo una nuova strada, quella della WTA!
Quel fuoco che portavo dentro dalla nascita ora ardeva per un nuovo obiettivo, molti mi hanno preso per pazzo al voler cambiare radicalmente vita, dopo tutti i sacrifici che avevo fatto, dopo tutta la carriera che avevo fatto partendo da zero. Ma non sapevano che per me non sono stati mai sacrifici e che erano in realtà solo step intermedi verso il mio processo di crescita. Una nuova sfida era pronta ad essere vissuta con tutta la forza della determinazione che mi aveva sempre accompagnano nella vita!

Questo è sempre stato per me il significato di ogni cosa, dello sport come dell’intera vita!

La Warrior’s Training Academy, una fucina di Guerrieri!

Ora alla luce di come sono andati i miei primi 40 anni di vita, non posso che confermare che la vita è per tutti una continua battaglia, molti non lo sanno, o preferiscono ignorarlo, hanno paura della sofferenza, e “fuggono dal proprio essere”, ma è solo mettendosi in gioco che si può scoprire chi si è e quale è lo scopo della propria vita!
Io ho trovato il mio nell’aiutare le persone a riscoprire il proprio potenziale attraverso un Metodo di allenamento che non riguarda solo il corpo, ma che prende la persona in tutto il suo essere. E’ così che nel 2009 ho deciso di costruire una struttura che permettesse di perseguire questo scopo, “creare Guerrieri capaci di affrontare la propria vita con atteggiamento mentale positivo”. Di qui il nome WTA, Warrior’s Training Academy.
Una Scuola che non si limita al semplice allenamento fisico della persona, ma che la costruisce nel profondo del proprio carattere, gli permette di mettersi in gioco per esplorare il proprio potenziale fisico e mentale, la eleva a Guerriero pronto ad affrontare di petto ogni sfida che la vita gli mette di fronte!
Allenarsi col Metodo WTA ti mette da subito di fronte ai tuoi limiti. Il Metodo WTA ti parla subito in faccia guardandoti fisso negli occhi. Ti dice: “Tu credi di conoscere quello che sei in grado di fare, ma ti sbagli di grosso. Non ho tempo da perdere, ti dico subito su cosa devi lavorare e come devi farlo”. Ma da schietto e deciso quale è, ti chiede subito: “Tu sei pronto ad affrontare a viso aperto la tua sfida? Io sono qui per aiutarti, ho tutti gli strumenti per portarti dritto all’obiettivo, senza farti perdere altro tempo, ma tu, lo vuoi veramente? Sei pronto a dimostrarlo a te stesso? Non pensare di dover esser pronto a vincere, ti basta essere pronto a combattere! Se così farai avrai già vinto, se invece tu non sei pronto a combattere per te stesso, non ti aspettare che lo faccia qualcun altro al posto tuo!“.

Il Metodo WTA è una possibilità, una delle poche che obiettivamente hai in questa vita, di svegliarti e scoprire cosa sei in grado di fare. Non aver paura di fare il primo passo, troverai sempre delle Guide “pronte” ad accompagnarti lungo questo tuo percorso!

Le Guide

WTA non è solo un Metodo di allenamento (obiettivamente il più completo e diretto che tu possa conoscere), è una selezione di “persone pronte”, di Guide per gli altri, questi sono i WTA Trainers.
Un Trainer WTA non è un semplice Istruttore, perché nella WTA nulla è semplice. Non è semplice il Metodo, non è semplice il Corso di Formazione, non è semplice l’esame per diventare Istruttore!
Il Trainer WTA è colui che ha affrontato con determinazione e tenacia la consapevolezza dei propri limiti con l’obiettivo di superarli.
Il Trainer WTA è colui che giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento è andato alla scoperta di cosa fosse realmente in grado di fare, ne ha provato gioia e dolore, ma che non ha mai mollato, perché ogni giorno si è sentito sempre un po più forte e pronto, ogni giorno ha scoperto sempre più di essere un Guerriero pronto per ogni sfida!

In questi più di 10 anni di operatività della WTA, ho conosciuto decine di migliaia di persone che si sono confrontate col Metodo WTA, frequentandone i corsi di formazione. Molti ne hanno visto una semplice Accademia dove andare a prendere un diploma, come ce ne sono centinaia in giro. Questi sono coloro che hanno avuto l’occasione giusta, ma non hanno avuto la forza di coglierla!
Diventare WTA Trainer significa non solo superare esami reali e selettivi, ma anche essere pronti ad aiutare gli altri a riscoprire il proprio potenziale attraverso l’allenamento fisico intelligente!

Ringrazio tutti i Trainer WTA che hanno avuto il carattere di mettersi in gioco, dandosi la possibilità di scoprire quale è il loro scopo nella vita, perché così facendo contribuiscono attivamente allo scopo dell’intera WTA!
WTA significa Comunità di persone che condivide gli stessi ideali e obiettivi.
WTA significa Missione comune di aiutare gli altri ad utilizzare le proprie energie nell’esplorare le proprie capacità come la parte migliore di se stessi.

Warrior, accetta la sfida, esplora il tuo potenziale,
scoprirai quanto è gratificante l’energia che porti dentro di te!

Commenti
  • Moreno
    "Il Trainer WTA è colui che giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento è andato alla scoperta di cosa fosse realmente in grado di fare, ne ha provato gioia e dolore, ma che non ha mai mollato, perché ogni giorno si è sentito sempre un po più forte e pronto, ogni giorno ha scoperto sempre più di essere un Guerriero pronto per ogni sfida!" Andrebbe scritto sul muro della palestra!
  • Emilio
    Esatto Moreno, ma l'importante è portarlo dentro di se!
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