27/05/2022

Approccio all’Allenamento Funzionale WTA nella Terza Età convivendo con alcune patologie fisiche

di Alessandro Bellinato
Indice

La mia carriera nello Sport

Sono un Personal Trainer di 46 anni della provincia di Venezia. Appassionato di allenamento fisico fin da ragazzo, ho intrapreso la mia attività professionale nel mondo delle palestre a 30 anni come Istruttore di sala pesi. La svolta nella mia carriera professionale è però arrivata nel 2015 quando ho conosciuto la WTA Functional Training Academy.
Con la formazione che ho ricevuto in questi 7 anni nella WTA, ho arricchito il mio bagaglio tecnico per poter operare al meglio in ogni contesto fisico, dalla prevenzione infortuni alla preparazione atletica, dal recupero post traumatico agli obiettivi estetico-funzionali.

La mia testimonianza sull'efficacia del Metodo WTA

Le soddisfazioni professionali che ho conseguito in questi anni come Trainer WTA sono molteplici e abbracciano i vari contesti applicativi.
Clienti di ogni livello fisico ed età hanno beneficiato in maniera determinate dell’Allenamento Funzionale WTA, ma in questo articolo vi voglio parlare di Maurizio classe 59’ (63 anni), perché non penso sia così semplice guarire da alcune patologie fisiche e poi riuscire a praticare alcuni esercizi del Calisthenics, quando queste patologie riguardano importanti limitazioni motorie con dolori cronici alle spalle e alla zona lombare della colonna vertebrale, ormai radicate da una vita, risultato di posture viziate (lavoro sedentario per 40 ore a settimana), sommate alla passione della corsa (running) non eseguita però secondo schemi motori ideali.

All’epoca (2015) Maurizio era appena ritornato alla pratica dell’attività fisica dopo una pausa forzata di 9 mesi consigliata anche dall’osteopata che lo seguiva, ma si sentiva “un animale ferito” ed emotivamente abbattuto perché anche se il dolore acuto era passato, i dolori di base continuavano ad accompagnarlo costantemente in ogni attività quotidiana.

Fatalità del caso non era da molto tempo che avevo portato a casa come bagaglio (passato l’esame) il corso da Istruttore di Primitive Functional Movement® e quindi quale altro buon momento per verificare l’efficacia di tale disciplina?
Così discutendone con Maurizio, anche se per lui era una metodica sconosciuta e per questo era un pò scettico, in quanto la sua esperienza nella ricerca di riduzione dei dolori che lo accompagnavano era basata su terapie come massaggi e il classico stretching statico settoriale, risulta alla fine favorevole e quindi iniziamo a lavorare col Primitive Functional Movement® per risolvere i suoi problemi fisici e poi acquisire gradualmente capacità fondamentali come la mobilità articolare, la forza, la propriocettività, la coordinazione, la potenza, tutte qualità che dovrebbero aumentare in un soggetto che pratica il vero Allenamento Funzionale.

Il Sistema di allenamento Primitive Functional Movement®

A questo punto per i lettori che vogliono comprendere meglio sul perché della scelta dell’applicazione del Primitive Functional Movement® ne è doverosa una breve introduzione.

Il Primitive Functional Movement® è una disciplina ideata dal Master Trainer Emilio Troiano nel 2011, disciplina nata allo scopo di ritrovare quelle capacità fisiche che ci appartengono dalla nascita, ma che l’era moderna ci ha strappato dalle mani perché ha richiesto da parte nostra sempre minori capacità e qualità fisiche. E si perché l’avvento dell’era industriale e il rapido sviluppo della scienza e della tecnologia, ha portato l’essere umano a ricercare la formula “far di meno per avere di più”.
Ma il far meno ci ha portato a muoverci di meno e a perdere cosi capacità fisiche neuro-motorie che sono fondamentali per la nostra salute ed efficienza fisica!

Ed ecco che qui entra in gioco il Primitive Functional Movement®, che rema contro a questo stato di “falso benessere”, e con l’ausilio di esercizi a corpo libero che richiedono la capacità costante e progressiva di mobilità articolare, di propriocettività, di coordinazione, di controllo posturale e forza, cerca di far riacquisire alla persona quelle capacità e potenzialità scritte nel proprio DNA.
Tutto ciò porta nelle persone che lo praticano ad avere una maggiore sicurezza e che consente loro di evolversi anche mentalmente, cosi da arrivare a quella che è la vera missione del Primitive Functional Movement® e cioè ricongiungere mente e corpo in un soggetto estremamente evoluto.

La cosa straordinaria di tale disciplina, o almeno io la reputo tale, è che è molto versatile e trova impiego in innumerevoli applicazioni partendo dalla riabilitazione post traumatica, passando per la ricerca dell’estetica, sino ad arrivare alla performance atletica in qualsiasi sport.
Alla base di tutto vi è la mobilità articolare e come immagino sapranno i tecnici del settore, senza di questa tutte le altre capacità fisiche vengono meno.
Mobilità articolare definita non a caso, ma basata sulla conoscenza dell’ Anatomia muscolo scheletrica, della Biomeccanica, della Fisiologia Umana e della Chinesiologia, e questa è una delle motivazioni principali per cui il Sistema Primitive Functional Movement® funziona, oltre al fatto che questa disciplina, ma come anche le altre della WTA Academy, fornisce anche un metodo e dei percorsi formativi che permettono al Trainer di avere strumenti operativi ideali in base alla propria esperienza e realtà lavorativa.

Dalla Valutazione alla Programmazione

Con Maurizio nello specifico, seguendo le linee guida della WTA Academy, l’approccio è stato il seguente: sono partito da una valutazione fisica posturale statica e motoria dinamica (testando anche i livelli di forza) sul soggetto, la quale mi ha fornito i parametri per pianificare una programmazione specifica per arrivare al target di Maurizio che era quello di eliminare i dolori muscolo-articolari e di divenire pian piano sempre più padrone del suo corpo e performante nei movimenti.

Il percorso non è stato breve né facile e ancora oggi continua da 6 anni a questa parte, siamo partiti da un livello base dove il focus era in primis acquisire mobilità articolare ed eliminare i dolori fisici e generare forza. La programmazione era composta principalmente da esercizi di mobilità articolare e meno di carico; gli esercizi di carico sono stati a corpo libero tratti dal Primitive ma poi anche dal Calisthenics (sempre della WTA) ed esercizi con l’ausilio di bilanciere, Suspension Training e Kettlebell.
Gli esercizi di mobilità articolare entravano in gioco continuamente, previsti in ogni Workout come riscaldamento iniziale (Warm Up) e defaticamento finale (Cool Down), ma anche qualsiasi esercizio di carico svolto doveva ricercare la massima mobilità articolare (range totale di movimento).
Al tempo stesso gli ho consigliato di limitare/abbandonare la pratica della corsa, se voleva limitare di danneggiarsi alle articolazioni/legamenti/rachide, perché in parole spicce, ogni passo e battuta del piede sul terreno mentre correva, se non svolta con lo schema motorio corretto (a carico dell’anca) e con l’aggravante di una postura non ideale, sarebbe andata a peggiorare le sue condizioni fisiche generali.

Da qui a seguito di feedback e test continuamente positivi da parte del soggetto, aumentavo pari passo il livello di difficoltà nelle programmazioni, andando via via anche a sostituire la percentuale di volume di lavoro fra mobilità ed esercizi di carico, dove se inizialmente le programmazioni erano più incentrate su esercizi di sola mobilità, man mano che passava il tempo ci si è spostati andando a generare un volume maggiore di lavoro con gli esercizi di carico.

Andando ad analizzare nel dettaglio sul perché basare buona parte di allenamento su esercizi di carico specifici, si può affermare che questo tipo di allenamenti aiutano a generare ipertrofia muscolare funzionale (sempre se accompagnati da una alimentazione corretta a questo scopo), che hanno lo scopo di sorreggere le articolazioni e le strutture ossee, che altrimenti verrebbero usurate o danneggiate, ma non solo, perché il fatto di creare una muscolatura equilibrata e tonica aiuta a generare/ritrovare il neutro articolare e biomeccanico (la postura neutra), che è una delle più importanti chiavi per ambire alla salute fisica.

Il Sistema RCF (Riprogrammazione Corporea Funzionale)®

E’ doveroso per me a questo punto aprire una parentesi evidenziando che nel mentre del percorso di programmazione di Maurizio avevo portato a casa (passato l’ esame) di altri Sistemi di lavoro del Metodo WTA come ad esempio l’ RCF (Riprogrammazione Corporea Funzionale)®, il quale mi è stato molto utile nel momento della creazione delle programmazioni di Maurizio, perché questa metodica tiene conto delle varie ed eventuali patologie fisiche di un soggetto, e quindi permette di generare dei percorsi ad hoc senza rischio di commettere errori, errori a volte irrecuperabili perché qui non stiamo parlando di un pezzo di plastica, di acciaio o di legno ma del corpo umano!

Il Calisthenics Functional Training®

Alla fine tutte queste programmazioni unite soprattutto alla tenacia e al carattere di Maurizio sono risultate positive, i dolori che lo accompagnavo sono ormai un ricordo lontano e non da meno come premettevo all’ inizio, oggi il “fanciullo” riesce a destreggiarsi in certi esercizi calistenici come ad esempio le Rotazioni a 360° alla sbarra, il Tuck Front Lever e varianti avanzate di Plank, oppure ad eseguire un Deadlift con bilanciere da 90 kg senza fasce né cintura.
Devo anche sottolineare che la strada della Calistenia non è stata un mio suggerimento, o meglio io lo praticavo nei miei allenamenti WTA, ma è stato Maurizio stesso a chiedermi se era per lui possibile approcciarsi a questi esercizi, quando in una parte delle varie programmazioni andavo ad inserire esercizi di carico a corpo libero.

Non è stata una facile impresa da parte di Maurizio perché la Calistenia chiede di base la forza e di mobilità importanti. Ma non è stato facile nemmeno per me, anzi, ma ad ogni modo ho accettato anche questa cosa sotto forma di sfida perché avevo come bagaglio tecnico il corso di Calisthenics Functional Training® della WTA e quindi avevo chiaro come eseguire certi esercizi e con che propedeutica e volume suggerirli nelle programmazioni, altrimenti non mi sarei mai azzardato di seguire un percorso del genere, anche perché la mia prima regola è sempre stata non generare infortuni, e a mio avviso, se eseguita in maniera approssimativa la Calistenia è una ottima fonte per generare dei grossi danni a livello fisico!
Il fatto di praticare questi esercizi in prima persona (aspetto chiave della Formazione WTA Academy) e poi avendoli somministrati nelle programmazioni di altri soggetti e verificandone la bontà dei risultati, mi ha permesso di somministrarli anche a Maurizio con fiducia sul risultato finale.

Concludo affermando che la chiave del “successo” a mio avviso è la metodica fondata su dati scientifici, il Metodo WTA, perché senza di esso si rischia e di peggiorare la salute del soggetto e di far spendere un sacco di tempo e denaro a chi si fida di noi Istruttori!

Buon allenamento e buona vita a tutti!

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